"Dipingere, disegnare, progettare "
ARTE e DESIGN
LE PUBBLICAZIONI
LA CRITICA
E LE PUBBLICAZIONI
ARTISTICHE
LA CRITICA
SULLA RICERCA ARTISTICA
GLI ANNI '70 E '80
Il periodo astratto-costruttivista
Da l'Eco di Monza e Brianza 1979
Cocchi per vie più semplici ma non meno importanti, affronta il problema dell'arte, risolvendolo con un ritmo pittorico, geometrico, spaziale, matematico.
Cocchi è poeta nell'intrisa tavolozza, ha pochi ma sostanziali colori, è poeta la dove unisce silenzio e mistero, la dove lo spazio accoglie l'unicità di forme, dove il colore unico celebra il contrasto enigmatico fra ombra e luce, rifiutando cioè totalmente l'elemento scenografico che è nella pittura cui siamo generalmente abituati.Ma le sagome modulate delle sue realizzazioni donano immediatamente la percezione delle presenze di infiniti sottintesi, nella acrobazia del pensiero e della fantasia.
Renato Tomasina 1979
Da Artecultura 1980
Apprezzabili le larghe stesure di Pierluigi Cocchi, contrassegnate da una vena di sottile poesia.
Gino Traversi 1980
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Da Il Cittadino di Seregno e Brianza 1981
Il giovane artista della F.A.S. parte da una esperienza culturale astratto-costruttivista alla Max Bill, ma rielabora il gioco matematico delle triangolazioni riuscendo a costruire armoniosi equilibri, pur nell'apparente asimmetria degli spazi e delle figure geometriche, tra cui il triangolo
gioca da dominante assoluto. Costruisce le figure piane con estremo rigore, così come fa anche quando usa il filo teso tra chiodi fissati ai bordi del telaio, ma senza cadere in un arido formalismo geometrico, bensì esaltando il colore pulito ed intenso con un linguaggio armonioso che tocca la qualità lirica della poesia.
Pasqualino Colacitti.
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GLI ANNI '80 e '90
In bilico tra astratto e figurativo
Da Il Cittadino di Seregno e Brianza 1983
Il giovane artista, inizialmente figurativo - espressionista, subì il fascino dell'astratto realizzando triangoli isolati in ampi spazi in equilibrio su corde tese sovrastate da pesi musicali e raffinatamente tonali; quindi lacerò le figure piane inserendole in una spazialità bidimensionale, dai colori esaltanti e solari.
Oggi costruisce - "TOTEM" - lignei tridimensionali, componendoli dinamicamente in una verticale ascensione con un cromatismo fauve, inserendo immagini della realtà quotidiana; quasi "appunti per un diario mentale quotidiano".
Pasqualino Colacitti
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Da L'Eco di Bergamo 1990
Nel caso di Cocchi non cogliere la valenza semantica degli oggetti prescelti è pressoché impossibile. Nelle sue sculturine in legno colorate ad olio, ma il tema è ripreso anche in numerosi disegni, la composizione è strutturata in modo rigoroso: un segnale stradale, uno specchietto retrovisore, scampoli di paesaggio naturalistico dentro lo specchietto medesimo, elementi di scultura astratta veri e propri al centro della composizione sempre longilinea e filiforme.
Siamo schiavi di una civiltà dei semafori, dei divieti, degli stop? Sembrerebbe di si ma tutto è reso con colori chiari e vivaci, e viene solo da chiedersi se questa allegria, piuttosto che come ottimismo di fronte al moderno, non vada piuttosto letta all'insegna della rassegnazione ironica e del disincanto
Stefano Rampoldi
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Da L'Eco di Bergamo 1990
Gli originali "Paesaggi metropolitani" dell'artista romagnolo Pierluigi Cocchi sono esposti fino all'11 dicembre allo studio 2B Boggi Arte. Nelle sue "sculture-pitture " in legno industriale, verdi paesaggi della memoria e simboli del contesto urbano si aprono come squarci improvvisi, allucinati dai gialli, blu, verdi e arancioni di oli e acrilici, in singolari totem che, nati da un gioco di incastri nel legno, disegnano un percorso verticale che taglia lo spazio all'infinito.
Barbara Mazzoleni
GLI ANNI '90
La fusione tra pittura e scultura
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Da L'Esagono 1992
Il percorso di Pierluigi Cocchi è quanto mai composito: dagli inizi segnati dall'esperienza figurativa espressionista è pervenuto all'astrattismo geometrico, per poi con una scelta carica d'intenzionalità innovativa, trascendere la dimensione del dipinto su tavola o su tela, approdando ad una felice fusione tra pittura e scultura.
Sono così nati i "TOTEM " che costituiscono la sua attuale dimensione artistica, in cui la
convenzionalità del quadro in cornice è stata superata per liberare l'oggetto d'arte nello
spazio, imponendo una verticalità reale e nel contempo simbolica.
Come non pensare agli stilemi figurativi ed oggettuali cui l'artista romagnolo si è (forse con processi inconsapevoli) ispirato, rivisitando le stele della preistoria europea i totem della civiltà nativa dell'America settentrionale, le statue lineari di antiche civiltà africane, gli scudi dei polinesiani, le complesse lance da cerimonia e i segni di comando di etnie di più' continenti.
II totem sono costruiti con un lieve, sapiente gioco di incastri, in cui il ritmo compositivo assume la sua pregnanza nell'alternanza di piani e linee, di superfici colorate e figurazioni.
Gli spazi vuoti sono voluti come elementi indispensabili all'armonia del significante e come finestre aperte alla partecipazione dello spazio d'intorno alla fisicità dell'oggetto d'arte.
Se i vari contesti artistici cui Cocchi si è riferito hanno prodotto oggetti simbolo - che hanno ormai compiuto - nei rispettivi diversissimi contesti cronologici e vitali, il loro ciclo evolutivo, i suoi totem sono - oggetti simbolo - della civiltà contemporanea in perenne divenire
La molteplicità complessa della modernità è direttamente chiamata in causa dalle numerose - altre - citazioni presenti nelle sue opere, arricchite di feticci tecnologici, di oggetti della quotidianità e della ripresentazione puntuale e non drammatizzata del rapporto città/campagna.
Se i totem di Cocchi rimandano sempre ad una polinesia, anche gli elementi utilizzati sono plurimi: legno, metallo e altri materiali sono assemblati in una felice compresenza.
In questo contesto plurimaterico la gamma cromatica propone le valenze della solarità, ricercati con tonalità che sanno decantare la frenesia del vivere d'ogni giorno.
I totem di Pierluigi Cocchi costituiscono un felice esempio di figurazione inserita a pieno
titolo nella contemporaneità, che poggia però le sue basi nella cultura di secoli ed etnie differenti.
Roberto Marchi
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La sua arte esprime l'equilibrio della sintesi fra opposti che si conciliano. Nella vita e sulla tela. Pierluigi Cocchi si pone fra astratto e figurativo, fra modernità e tradizione, risolvendo l'eterna lacerazione in una summa serena e appagante.
Romagnolo di nascita, risiede da trent'anni a Seregno, nella verde Brianza, dove lavora come progettista d'arredamento d'interni.
La sua avventura artistica inizia nel 1966, quando si dedica al disegno figurativo totale. Suo maestro è il pittore bolognese Alfonso Frasnedi; nel 1973 entra in contatto con Sergio Dangelo, (fondatore assieme a Enrico Baj del movimento nucleare) grazie al quale, due anni più tardi, conosce Max Huber. Negli anni Settanta Cocchi si dedica ad una serie di tele su fatti di cronaca, in cui la tragedia è rappresentata con l'astratto e il colore. In "Diossina Seveso'76", per esempio, su una tavola dal colore pulito e intenso l'equilibrio è retto da un triangolo rosso che poggia su un filo, interrompendo senza spezzare l'ideale continuità della vita. Cocchi è poeta dell'essenziale, delle pianure infinite di colore, così arioso e sostanziale.
La personale ricerca dell'artista avviene negli anni Ottanta, quando Cocchi, intendendo dare un'incesività maggiore alle proprie creazioni, approfondisce l'esperienza astratto-costruttivista alla Max Bill, rielaborando il gioco geometrico con l'esaltazione intensa del colore, il grande protagonista dei suoi lavori. Fanno capolino le "strade", metafore del percorso della vita, antesignane dei suoi originali e bellissimi "totem", felice connubio fra pittura e scultura, dove irrompe la frenesia del mondo contemporaneo, con i numeri, le case, i passaggi a livello, i segnali stradali, le inserzioni pubblicitarie, ma anche la serenità dei paesaggi tanto cari all'artista. Si stabilisce così un'intima comunione fra città e campagna, fra la quotidianità frettolosa, spesso superficiale e banale, e la profondità spirituale dell'uomo. L'assoluta modernità di questi oggetti d'arte, che si librano in uno spazio filiforme non costretto da alcuna cornice, comprende in sé come un'alcova inconsapevole la storia del''America settentrionale, dell'Africa, in un bouquet di culture lontane e millenarie. Cristo e la sua arte diventa quasi un Vangelo che viene portato sulle strade.
Negli ultimi lavori, i cosiddetti "grattacieli", si passa alla tridimensionalità evidente, al contesto plurimaterico ravvivato dalla solarità del colore dalle tonalità fauves: nasce l'alchimia di un'incredibile fusione fra elementi diversi. La "strada" originaria è parte di un tutto, dove la bellezza delle cose non fa ignorare la tragedia e la sofferenza della società.
L'astrattismo delle strutture di Cocchi, dal respiro verticale ed ascetico, è paradossalmente un a ncora alla realtà della vita.
Franca Galimberti
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Proviene dal mondo razionalista del design e dell'architettura Pier Luigi Cocchi che mediante
raffinate composizioni legnico-pittoriche infonde una lucida compenetrazione di fantasia e logica
alle sue creative elaborazioni.
Teodosio Martucci
GLI ANNI 2000 e 2013
I paesaggi metropolitani le vetrine e il degrado
Quanto mai composito il lavoro dell'artista Pierluigi Cocchi. Romagnolo di nascita, risiede e lavora dal 1974 a Seregno in provincia di Monza e Brianza.
Dagli iniziali anni '70 segnati dall'esperienza figurativa espressionista, all'esperienza astratta-costruttivista degli anni '80 passa per vie semplici, ma non meno importanti, e affronta il problema dell'arte risolvendolo con un ritmo pittorico, geometrico, spaziale, matematico, venato di sottile poesia dove il colore unico celebrava il contrasto enigmatico fra luce e ombra.
Negli anni '90 è pervenuto, con una scelta carica di intenzionalità innovativa, trascendendo la dimensione del dipinto su tavola o su tela a una felice fusione tra pittura e scultura, tra astratto e figurativo. Sono così nati i "TOTEM" costruiti con lieve e sapiente gioco di incastri, dove il ritmo compositivo assume la sua pregnanza nell'alternanza di piani e linee, di superfici colorate.
Un felice connubio dove irrompe la frenesia del mondo contemporaneo.
Questa nuova dimensione astratto-figurativa permette all'artista di affrontare e focalizzare tramite la sua arte i problemi della società contemporanea specie laddove il divario tra ricchezza e povertà si fa evidente e drammatico.
Se prima, nei suoi Totem e nei suoi paesaggi francesi, appariva un divieto come monito di "VIETATO, NON SI PUO' DISTRUGGERE" ora nei suoi ultimi lavori "MANIFESTI METROPOLITANI" e "MURI METROPOLITANI" quel divieto si fa ancor più pressante e monito assoluto.
In questi lavori il rapporto fra ricchezza e povertà è evidente ed esplicito.
Gli elementi verticali colorati rappresentano i grattacieli delle grandi metropoli a fianco di facciate di palazzi cittadini compaiono manifesti pubblicitari con
visi di graziose ragazze invitanti, in basso vetrine di negozi d'alta moda
attraenti quasi a dire prendimi acquistami sei mio "schiavo", sui marciapiedi figure accasciate, ferite, stuprate, malmenate in poche parole "schiave".
La solitudine metropolitana dove tutto è ma dove molti non possono più ottenere.
Richiami della pubblicità, richiami all'acquisto ad ogni costo, consumare apparire, essere.
Nuove forme di schiavitù, sottile ironia, verità contemporanee.
Muri metropolitani con i loro graffiti, manifesti con sguardi nel vuoto e perplessi, i colori delle città moderne piene di vita e di certezze e incertezze,
culture diverse primordiali storie lontane di culture lontane si fondono nella civiltà contemporanea. Si incontrano si scontrano si amalgamano.
Un lavoro chiaro e luminoso quello del romagnolo Cocchi che però ci pone dinnanzi a forti riflessioni e a una profonda meditazione.
Giulrepi
CIRCOLO CULTURALE SAN GIUSEPPE DI SEREGNO PERSONALE DI PIERLUIGI COCCHI VINCITORE DEL CONCORSO L'INDIVIDUALITA' E LA COLLETTIVITA' DELLA SECONDA EDIZIONE 2015
Pierluigi Cocchi, romagnolo di Santa Sofia, terra alla quale Giovanni Pascoli, dedicò "Romagna solatia dolce paese/cui regnarono i Guidi e i Malatesta/cui tenne il passo il Passator cortese/re della strada re della foresta"........ E' fondamentale, per un artista il luogo della formazione, e lui sceglie la città di Forlì e l'Istituto Statale d'Arte, diplomandosi progettista d'interni, pur essendo appassionato di pittura, capace di realizzare con segno rapido ed essenziale paesaggi, nature morte e figure con alcuni omaggi ad Emilio Greco e Giacomo Manzù.
A Forlì, città d'origine romana, può vedere opere dal medioevo all'ottocento con l'Ebe del Canova e soprattutto dei maggiori artisti italiani del NOVECENTO con due salette di Wild e Morandi. Negli anni settanta si stabilisce a Seregno con la moglie Patrizia che insegna nella scola primaria, mentre lui è progettista d'importanti industrie brianzole del mobile, per finire con la progettazione di farmacie richiestissime in Francia e altri paesi europei e non, meritandosi articoli lusinghieri in riviste internazionali.
Alla sua terra ritorna più volte ogni anno. A Milano osserva le opere dei migliori artisti nazionali ed internazionali dell'avanguardia e diventa amico di Sergio D'Angelo (Fondatore assieme a Bay del movimento nucleare), a cui viene allestita dall'Amministrazione comunale, un antologica alla Galleria Civica "Ezio Mariani" di Seregno.
E' un periodo in cui dipinge raffinate composizioni geometriche delle quali, una è nella collezione Civica di Seregno. Come presidente della Famiglia Artistica Seregnese e direttore della Galleria San Rocco (FAS), lo invito ad associarsi e a partecipare a tutte le collettive, compresa una alla Galleria Ciovasso di Milano con presentazione di Giorgio Seveso. Gli impegni come progettista non gli permettono tante opere per una personale. I continui viaggi in Francia lo spronano a dipingere una serie di paesaggi geometrici, solari, con un cromatismo gioioso ed il dischetto del divieto di inquinare tanta bellezza. Ma Cocchi non si accontenta della sola bellezza formale, così inizia il rinnovamento per una pittura d'impegno civile e affronta un tema antico, di oggi e del futuro: il potere del denaro, del successo e dell'emarginazione umana tra povertà e analfabetismo.
Alla pittura affianca la terracotta smaltata a freddo con effetti speciali, il tutto arricchito da simboli architettonici d'una moderna città. Come simbolo del successo e del potere sceglie la donna emarginata fino al novecento, con rare eccezioni nella storia dell'umanità che ha lottato per i diritti civili fino alla prima metà del novecento e tuttora non ha ottenuto la parità totale. Ma la donna si è imposta in modo eccellente in ogni campo dello scibile umano, volo spaziale compreso ed è lei che genera l'umanità. La donna modella, attrice, appare come un manifesto oppure in vetrina, modellata o dipinta, essenziale, frontale, luminosa con delicate variazioni plastiche con luci e ombre colore.
Nelle terrecotte esprime un dinamismo più sciolto che culmina nell'armonia delle ginnaste, come l'amore coniugale è espresso con tenerezza nelle coppie in panchina. C'è pure la donna che per vivere deve vendersi il corpo. Una delle caratteristiche di parecchie opere è la di-facciale, che in pittura è stata inventata da Piero della Francesca (Ritratto di profilo del Duca di Montefeltro con la moglie Battista Sforza con nel retro il bucolico paesaggio, agli Uffizi....) Quasi in tutte le opere c'è il dischetto del divieto per non emarginare l'uomo, per non maltrattare la donna, per non violare le leggi della convivenza.
Realizza mostre collettive e personali in Italia e Francia, ottenendo lodevoli consensi di pubblico e di critica, specie nel terzo millennio, quando lascia il lavoro di progettista per dedicarsi esclusivamente all'arte.
Mi vengono offerti spazi espositivi e lo invito ad esporre con me nel 2004 alla Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma, e alla Biblioteca Civica di Macherio ( Corte del Cagnac) a Villa Tittoni Traversi di Desio nel 2014, alla Galleria Civica P.P. Pasolini di Muggiò nel 2015, a Desio anche con Mazzotta e a Muggiò con Grazia Vismara. Nel 2011, Cocchi mi ospita per una doppia personale nella Torre medioevale di Alzate Brianza. Nel 2015 il Circolo Culturale Cattolico San Giuseppe bandisce la seconda edizione del Concorso di arti visive dal tema: "L'individualità e la collettività". Pierluigi Cocchi vince il primo premio all' unanimità. Presenta una monumentale installazione in legno per la parte architettonica, in pittura l'individuo che ritrae il simbolo del dittatore assoluto verso cui si genuflettono numerose persone (il Collettivo) realizzate in terracotta. Sopra il dittatore una figura di donna dipinta, forte, simbolo delle madri, delle mogli, delle donne argentine in lotta, a viso aperto, contro i sanguinari dittatori militari. Un opera socio-politica, in un periodo in cui si compie il dramma dei migranti e avanzano i politici d'una destra razzista sorda ai richiami di Papa Francesco che invita i politici europei a costruire ponti e non muti.
Ho riferito al Presidente della Giuria e del Circolo , il giornalista Paolo Colzani il mio disagio a far parte delle giurie del concorso data la mia conoscenza di moltissimi artisti partecipanti e mi ha sollevato da future partecipazioni per cui lo ringrazio. Certo, per il premio strameritato a Cocchi, ho la coscienza tranquilla e grande è stata la mia gioia, quando dopo alcuni mesi, un importante Circolo d'artisti liguri gli ha consegnato al Palazzo della Provincia di Savona il premio alla Carriera.
Pasqualino Colacitti
10 agosto 2016
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DALLA MOSTRA "ESPLORAZIONE GLOBALE" al Centro Culturale ZERO UNO Barletta
Anno 2013 dal 06 al 21 maggio
Pierluigi Cocchi si destreggia tra pittura e scultura in una creazione di arte figurativa 'alternativa' per toni ed impostazione. Figure filiformi, tratteggiate con toni sempre pacati come il rosa, il bianco, giallo placido, celeste: si assiste a creazioni originali ed innovative, nate dalla tranquillità della campagna da cui viene l'artista e dal successivo trasferimento in città. Il binomio città-natura è anche legato al binomio benessere-malessere che sono il filo rosso di tutta la trattazione artistica di Cocchi in cui il degrado urbano è la costante trattazione di un'arte leggiadra e leggera.
La pittura è spaziosa, monumentale e razionale: precisione e cura del dettaglio divengono cardinali nella creazione di un arte che è narrazione e anche studio prospettico di grande spessore. Tutta la sua opera può infatti essere considerata una ricerca delle giuste relazioni matematiche e geometriche per definire sia la corretta rappresentazione spaziale, sia la perfezione delle forme rappresentate. Vi è una sorta di matrice geometrica che egli applica sempre a qualsiasi forma che dipinge: è come se riducesse ogni forma della realtà a solidi geometrici che diano inquadratura, rigore e perfezione al dipinto. Quando rappresenta il corpo umano si assiste ad una interpretazione rigorosa del corpo che viene evidenziata dalla somma di levigatezza con cui dipinge le epidermidi; i corpi di Cocchi sono solo 'aspetto esteriore', preciso, perfetto e dettagliato, il risultato è altamente poetico, ideale di bellezza che, nella sua perfezione, è rappresentazione di una realtà che coglie molto il senso estetico delle cose e meno quello interiore. Un arte speciale e atipica che si distacca lodevolmente dalle comuni creazioni contemporanee.
Dott.ssa Anna Soricaro
Critico d'arte e direttrice del Centro Culturale Zero Uno
- FONDAZIONE GIUSEPPE DE NITTIS - Barletta Bari.
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DALLA RASSEGNA "ARTISTI PER NUVOLARI" a Castel d' Ario Mantova Archivio Sartori Editore a cura di Arianna Sartori
Casa Museo Sartori dal 9 settembre al 14 ottobre 2018
Pierluigi Cocchi ha realizzato per la rassegna Nuvolari il quadro "Nuvolari sulle strade mantovane". L'artista che opera nell'ambito dell'astrattismo geometrico, con una tavolozza formata da pochi ma sostanziali colori legati all'agricoltura della terra mantovana, riesce a costruire un dipinto che ha in sé elementi di poesia.

Tazio Nuvolari è il fulcro dell'opera e tutt'attorno gli elementi e i colori della natura lo circondano. La determinazione di Cocchi a risolvere in modo innovativo il suo lavoro, lo porta spesso a ottenere un'ottima fusione tra pittura e scultura.
Maria Gabriella Savoia, Critico d'arte.
ALL'INTERNO DELLO STUDIO COCCHI
Incontrare un artista nel suo studio è per me sempre emozionante! Luoghi pieni di energia.
Nei vernissage vediamo solo il risultato finale ma in studio tutto quello che precede l'atto finale, appare ai nostri occhi come l'evoluzione di un pensiero ancora vibrante nell'aria: prove, bozzetti, disegni, idee, forme di pensiero che a volte si compiono e a volte rimangono "non finiti", esauriscono in quel cenno il loro compito di precursori di visione e idee che prenderanno altre forme e altri percorsi.
Entrando nello studio di Cocchi quello che ci sorprende e la luminosità dei colori delle opere appese: paesaggi, come miraggi, campiture di colori stese a macchia brillanti e solari come le colline romagnole, la sua terra natale; altri in cui domina il verde, con diverse sfumature, si staglia su un cielo azzurro tenue che si confonde con le colline dai toni lilla, come quelli dei campi di lavanda, ci portano nel sud della Francia luoghi in cui spesso soggiorna, conosce ed ama. Il sole delicato della primavera sembra vibrare in queste opere, di cui mi sono innamorata!
Distese di colori, che invitano al rispetto silenziose della bellezza più intima, Cocchi è riuscito a cogliere l'anima di questi luoghi con rispettoso ossequio, lo stesso ossequio che si può cogliere nelle sculture di donne in argilla, ce ne sono diverse sparse qua e là in diversi angoli dello studio, colte in piccoli gesti quotidiani sembra di leggere nei loro sguardi i loro pensieri, le loro emozioni.
Teste, corpi abbozzati in cui si vede il tocco, con la punta delle dita, delicato, in cui accenna leggermente l'espressione cogliendo la fragilità e la forza, la sensualità, il dolore, l'attesa e la speranza.
Disegni, quadri e piccole e grandi sculture/istallazioni costruiscono questo spazio ordinato e colorato in cui l'artista ha ricreato un mondo armonico ed etico dove tutto appare come una sequenza animata. Come le sue sculture: in cui piani, assi perpendicolari, sculture, segnali stradali ricreano spazi urbani di passaggio, come le pensiline delle fermate dei pullman, una panchina, sedute o in piedi, ma con una espressività che ci coglie per la sua genuina ingenuità.
Valeria Angelini